Radici

David Zonta, Torino

Era tempo che ve ne volevo parlare. In questi due anni vi ho raccontato storie di fiori di campo e di fiori coltivati. Vi ho parlato di fiori nell’arte e nella musica, di fiori abili a mascherarsi, di fiori buoni da mangiare.

Vi ho raccontato poi di alberi monumentali e rappresentativi, persino di alberi immaginari. Vi ho parlato di piante che si rivestono a primavera e di altre, importantissime, che uniscono le persone. Vi ho anche parlato di rami, tronchi e cortecce, e delle loro storie. Vi ho parlato infine di terra, di quella terra che nutre, che racconta il passaggio e indica il percorso, di terra arida e sabbiosa, e di terra, invece, ricca e fangosa. 

Oggi, più che mai, voglio parlarvi di quello che ancora manca, di quella parte dell’albero che permette a tronco, rami, foglie e fiori di essere raccontati. Oggi vi parlerò di radici.

Tecnicamente le radici vengono definite come l’organo della pianta specializzato nell’assorbimento di acqua e sali minerali dal terreno, e sono il tramite per la funzione di ancoraggio della pianta al suolo. D’accordo, ma non è sufficiente a descrivere che cosa sono davvero le radici. Le radici sono qualcosa di più profondo e intenso, sono cuore e anima pulsante, sono vita. Come se avessero occhi e senso dell’orientamento, le radici si muovono veloci nel sottosuolo raggiungendo falde acquifere distanti anche decine di metri, e la loro velocità di allungamento rallenta all’avvicinarsi di un ostacolo, che esso sia un masso o un muro, per trovare il modo di oltrepassarlo. 

Possiedono una loro socialità, le radici degli alberi. Fanno rete e si comunicano importanti informazioni, come un attacco di parassiti, per citarne una, al fine di stimolare l’attivazione dei meccanismi di difesa della chioma.

Le radici sono come dita di una mano, sono vene pulsanti che nutrono, sono preziosi piedistalli di vita adattati alle più disparate situazioni. Ne esistono di diverse tipologie: le radici tuberizzate, ad esempio, delle quali patate e carote sono le più note, oppure le acquatiche e quelle definite formazioni a mangrovie che, come palafitte, sollevano la pianta dall’acqua permettendole così di sopravvivere. Esistono poi quelle aeree, tipiche di molte varietà di orchidee, e quelle che sono anche rami e foglie al tempo stesso, come per le Tillantsie. 

Ma per quanto possano essere differenti tra loro, le radici risultano sempre determinanti per il benessere del colosso di legno che le sovrasta. Fondamenta del futuro e metafora delle nostre origini, le radici ci legano indissolubilmente al nostro percorso, e per questo dobbiamo prendercene cura.

Questo, lo sappiamo, è il periodo dei rinvasi e dei piccoli interventi di manutenzione alle nostre piante. Nel farlo, osserviamole bene le radici, aggiungiamo loro del buon substrato, un pizzico di concime e un vaso nuovo e più capiente. E’ un ottimo modo per farle ripartire, e noi con loro, ancora più forti di prima. 

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