l’emozione della Land Art

Ph Inna Petrenko

David Zonta, Torino

Camminando su e giù per la spiaggia c’erano solo sassi. Le onde del mare di fine aprile si fanno sentire quando si alzano per poi lasciarsi cadere sulla sabbia, cancellando e rimodellando il suolo ogni volta in modo diverso. Riesce sempre a stupirmi questo instancabile e artistico moto perpetuo.

Un piccolo materassino ancora gonfio d’aria viene trascinato da una ragazza fino a riva. Accanto al materassino abbandonato, un tronco di palma parcheggiato dalla marea di qualche giorno addietro. Il legno sbiancato e consumato dal mare aveva ancora attaccate radici lunghe e sottili, che lei prende tra le mani e porta con sé.

La spiaggia era quella di Bussana, nella riviera ligure di ponente, e il cielo risplendeva di sole e si oscurava di nubi grigie, in una simbiotica alternanza con il moto ondoso.

“In questo turbinio di emozioni contrastanti, ho sentito il bisogno di sdraiarmi supina e allinearmi il più possibile all’orizzonte”, mi dice Inna, questo il suo nome, come se volesse entrarci in quel mare.

Le radicette di palma trovate poco prima assumevano ogni cromatismo del mare che si confondeva con il cielo a tratti argenteo e cupo, e a tratti azzurro e profondo, in una melodica alternanza. Ne ha staccata una, e poi un’altra, e un’altra ancora, e le ha infilate nella sabbia bagnata e compatta, una alla volta, con grande delicatezza. Non sapeva bene cosa stesse facendo e non aveva un’idea precisa di dove volesse arrivare. Le mani si muovevano da sole e senza che potesse accorgersene, una sottile e delicata linea ondulata formata da piccole radici dritte, l’una a fianco all’altra, si era stagliata tra sé e il mare. Un percorso, una protezione, un qualcosa diversamente interpretabile, ma che per Inna ha rappresentato un’esperienza emozionale, fisica e spirituale, trasformatasi in un’opera che tra qualche giorno il mare si riprenderà e cancellerà e rimodellerà per l’ennesima volta.

Questa è la Land Art, una corrente artistica sorta negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60 e caratterizzata dall’intervento diretto dell’uomo sul territorio naturale. Fare Land Art significa dare nuova forma a ciò che la natura mette a disposizione. L’opera creata è destinata a trasformarsi e modificarsi con il passare del tempo, fino a scomparire. È un concetto d’arte nel quale l’esperienza vissuta nel praticarla è persino più importante del risultato raggiunto. Cosa rara, di questi tempi.

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